Quando una realtà o una singola persona si possono considerare esperte di naming?
Quando hanno un’esperienza pratica in tal senso, ovvero dopo aver sviluppato decine e decine di naming che esistono in commercio e che hanno funzionato sul mercato di riferimento.
Uno degli aspetti più sottovalutati dalle aziende per il successo di un prodotto è proprio il naming. Il nome commerciale da utilizzare per un prodotto è molto importante e la competenza di saper studiare ed elaborare un naming pensato per vendere è sempre più legata allo sviluppo del packaging stesso.
Posso tranquillamente dire che NON è possibile sviluppare un Packaging Positioning™ ignorando l’elemento del naming. Non a caso la maggior parte dei progetti a cui abbiamo applicato i principi di posizionamento includevano un’attenta analisi ed elaborazione del naming stesso. Lo dico quindi per esperienza diretta, dopo più di vent’anni di attività nel settore e dopo aver realizzato centinaia e centinaia di packaging.
Un naming sbagliato penalizza anche i prodotti migliori
Quello che ho capito è semplice: i clienti vedono il tuo prodotto attraverso la confezione, ma lo associano mentalmente a un termine (il nome del prodotto). Per questo, decidere quale nome utilizzare diventa cruciale per il successo commerciale del prodotto.
È così che negli anni la nostra capacità di elaborare naming sempre più efficaci, si è evoluta fino a diventare parte di una procedura precisa.
Il naming NON è frutto di fantasia o intuizione
Infatti, contrariamente a quello che si immagina, il naming non è frutto di fantasia o intuizione, ma il prodotto di un lavoro che si basa su una forte conoscenza dei principi del marketing, una profonda comprensione del mercato e uno studio mirato al segmento di riferimento.
So bene che questo si scontra con buona parte delle convinzioni presenti nell’immaginario collettivo che vedono una sala riunioni di kreativoni che improvvisano a turno nomi originali fino a giungere al battesimo del naming che tutti aspettavano come la fumata bianca.
No. Nella realtà del marketing non funziona così. Non funziona, in generale, se quello che cerchi è un naming capace di incrementare le vendite del tuo prodotto. Se invece cerchi un nome simpatico, originale – forse in grado di strappare un sorriso al consumatore – ma del tutto insufficiente per incrementare le vendite del prodotto, allora la sala riunione dei creativi è perfetta. Vuoi un naming di questo tipo? Allora il mio consiglio è quello di creartelo in autonomia, il risulato sarà il medesimo e costerà sicuramente molto meno, tutti soldi risparmiati.
Chiusa questa doverosa parentesi sul dietro le quinte, voglio condividere con te una serie di naming a cui abbiamo lavorato senza partire dalla creatività, ma utilizzando il nostro approccio di Packaging Positioning™.
Passare dalla teoria agli esempi pratici è il modo migliore per far comprendere un concetto, inoltre parlare di prodotti a cui abbiamo lavorato mi permette di illustrare nei dettagli le nostre scelte e parlare di cose che so e non ipotizzo per intuito. Infine, condividere senza filtri né segreti il nostro metodo di lavoro è sinonimo di autorevolezza e garanzia nei confronti di tutto il mercato.
“I GELOSI DEL PROPRIO LAVORO SONO GLI INSICURI”
1) Il Pagnotto
In questo caso la scelta del naming è stata davvero decisiva, la necessità non era semplicemente quella di trovare un nome funzionale, ma di utilizzarlo per posizionare il prodotto lontano dalla categoria dei tramezzini (già troppo affollata) sfruttando un elemento differenziante.
Questo (come è spiegato nel caso studio) era un aspetto necessario non solo agli occhi del cliente finale, ma in prima battuta agli occhi dei buyer della grande distribuzione. Infatti fare entrare il prodotto in GDO era la vera sfida perché nessuno avrebbe avuto motivo di acquisire una nuova referenza in una categoria così satura, ma utilizzando un naming che allontanava il concetto di tramezzino e lavorando chiaramente anche sul packaging, è stato possibile far percepire Il Pagnotto in modo completamente differente.
Risultato ottenuto, puoi vedere la video testimionianza rilasciata da Giulio Gherri.
Non mi dilungo qui nel descriverti tutto il lavoro fatto, trovi gli approfondimenti nel caso studio dedicato, in più se vuoi scaricare le slide del caso studio puoi farlo qui.
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2) Ital Sandwich
Ital Sandwich è un altro caso interessante e affrontarlo dopo il Pagnotto non è stato semplice, è utile a comprendere come il contesto possa influenzare le scelte del naming.
Inoltre, lavorare sul Packaging Positioning™ di due clienti differenti nello stesso settore si presta a paragoni, ma in fondo questo è il nostro lavoro e sappiamo come farlo anche in casi simili. Qui dovevamo sviluppare un prodotto che rivolto al mercato svedese.
Cambiando il target e il contesto le nostre considerazioni sono andate in una direzione precisa.
Il prodotto era già presente nei canali della GDO, in più nella vendita al dettaglio e la rete delle aree di servizio (simile ai nostri Autogrill). La necessità era quella di riposizionare il prodotto in una categoria superiore. Il naming Ital Sandwich nella sua semplicità ha lavorato in modo chirurgico sui due aspetti chiave del prodotto:
- Appartenenza alla categoria
- Origine del prodotto (evoca l’italianità con tutti i benefici che ne conseguono per un prodotto alimentare all’estero)
Anche qui, risultato ottenuto: abbiamo alzato la percezione del prodotto, trasmettendo l’italianità per creare più marginalità delle vendite.
Vi invito a leggere l’analisi completa di questo restyling che trovi nel caso studio dedicato a Ital Sandwich e la testimonianza di Claudio Mocellini titolare di Ital Sandwich.
3) La Bottega del Tramezzino
Lo sviluppo è stato in realtà parallelo su due binari, visto che oltre a La Bottega del Tramezzino abbiamo creato il brand La Bottega del Panino seguendo le stesse linee guida.
Questo terzo naming offre un’altra prospettiva sul mondo dei sandwich confezionati. In questo caso è il mondo del vending a interessare il prodotto. Si tratta di un prodotto che era già presente nel segmento vending e riposizionarlo è stato il nostro lavoro. Passando da un restyling totale della confezione alla creazione ad hoc di un naming dedicato: La Bottega del Tramezzino.
Un naming studiato per sottolineare un legame con la bottega tradizionale, importante in un segmento come quello del vending dove il prodotto non è tipicamente accostato ad attributi di questo genere (la tradizione e la bottega artigianale). L’accostamento del prodotto nel mondo vending è spesso indicato come industriale, noi abbiamo preso il posizionamento opposto, il risultato finale ha funzionato a meraviglia.
Puoi vedere nei dettagli lo sviluppo del packaging, le scelte prese e nel caso studio in cui parliamo di questo lavoro [leggi il caso studio], in più ne parla il nostro cliente direttamente.
4) Sfoglia Nera (switch)
Questo caso ha una storia particolare, non si può definire un restyling e assolutamente un prodotto in startup, mettiamola così, abbiamo “switchato” il posizionamento.
Personalmente, questo è stato uno dei naming più difficili da concepire. Il motivo è presto spiegato: siamo intervenuti su un prodotto che nasce nel 1832 e su di noi ricadeva la responsabilità di una rivisitazione del packaging, ma successivamente ad un analisi, abbiamo capito che il suo vero problema nelle vendite era il naming sbagliato. È così che da “Scorza” il prodotto è diventato (dopo quasi due secoli) “Sfoglia Nera”.
Il vecchio naming “Scorza” nel mondo del cioccolato trasmetteva un concetto differente, andava a richiamare, la scorza di limone o di arancio, ma non il vero motivo per cui ha originato il nome “Scorza”, dovuta alla assomiglianza della corteccia/scorza di un albero.
Ci avevi pensato a questo prima di leggere la motivazione?
Bene, ora capisci perché un naming può essere fatale per un prodotto.
Ma torniamo a noi, la Scorza non era il prodotto più famoso di casa Majani, eppure aveva una grande storia alle sue spalle e le caratteristiche lo rendevano davvero unico. L’obiettivo era quello di dare vita a un naming comprensibile e capace di esaltare l’unicità del prodotto e le sue caratteristiche.
“Sfoglia” era perfetto perché richiamava foneticamente la “Scorza” con un vantaggio sostanziale: evocare in una sola parola tutte le caratteristiche chiave del prodotto.
Mi riferisco alla forma e alla friabilità, così alla parola “Sfoglia” abbiamo accostato “Nera” per sottolineare un altro attributo importante: il cioccolato puro fondente.
Ora il naming descrive in modo diretto e preciso il prodotto facilitandone la comprensione da parte del consumatore.
Se vuoi approfondire il lavoro che abbiamo fatto per Majani leggi il [caso studio completo].
5) Il Pastaio di Nuoro
L’unicità di un prodotto, la sua storia e la qualità della sua lavorazione finiscono per contare davvero poco senza un naming adeguato. Lo abbiamo visto nel caso studio precedente e lo abbiamo ritrovato lavorando a un prodotto davvero particolare come la produzione della sola pasta tradizionale sarda realizzata con farine speciali (Senatore Cappelli e Kamut).
In questo caso il prodotto esisteva già con questo tipo di specializzazione, ma non aveva un naming finalizzato al posizionamento del prodotto. Nasce così “Il Pastaio di Nuoro”, naming che evoca in modo diretto il collegamento con la tradizione (la figura storica del pastaio) e un’importante appartenenza geografica visto che Nuoro ha un legame diretto con la pasta tipica sarda.
I risultati frutto di questo cambiamento si sono tradotti in opportunità di export inimmaginabili, infatti il prodotto grazie al nuovo packaging e al nuovo naming ha raggiunto i prestigiosi scaffali internazionali come la distribuzione con Marks & Spencer.
Guarda il mio video e la testimonianza completa di Silvio Carta titolare di Artinpasta.
6) Forno Carasau
Questo è un altro naming che riguarda un prodotto tipico sardo.
Tenendo sempre a mente la necessità di comunicare in modo semplice abbiamo focalizzato la nostra attenzione su due termini ricchi di significato e capaci di sostenersi reciprocamente. Il concetto di forno assume un valore particolare vista la natura del prodotto e l’associazione con il termine Carasau permette di presidiare la categoria sottolineando implicitamente che ci troviamo di fronte a un prodotto originale, che rappresenta la tradizione rispettandola.
Guarda il caso studio completo dedicato alla realizzazione del packaging e del naming Forno Carasau.
L’obiettivo era quello di comunicare, attraverso il nome del prodotto, 4 elementi chiave:
- Sardo 100%
- Artigianale
- Tradizionale
- Prenderci la paternità della categoria
Sono tutti aspetti fondamentali, ma il quarto sicuramente è quello che può fare la differenza sul mercato.
DOMANDA:
“Perché in questo caso ci siamo andati a prendere la categoria?”
RISPOSTA:
“Perché la concorrenza ce l’ha permesso, non esiste un Brand percepito come leader in questo settore.”
ATTENZIONE:
Il risultato non dipende sempre dal marketing, possono entrare altri fattori come la capacità imprenditoriale ad esempio, che va oltre al marketing, ma il ruolo del posizionamento è questo: far percepire il prodotto come unico e/o diverso dalla concorrenza.
7) Carichissimo
Questo è stato uno dei naming più ambiziosi a cui abbiamo messo mano. Partivamo come in molte altre situazioni da un prodotto già presente sul mercato senza un vero naming.
Inoltre l’affollamento del mercato – quello del caffé – rendeva le cose ancora più difficili. Possiamo dire che il naming sia la conseguenza diretta di un posizionamento di prodotto preciso. In un mercato saturo e indifferenziato abbiamo dovuto tracciare un perimetro chiaro e ben visibile. Quindi l’idea di puntare sul caffé con più caffeina (il posizionamento opposto dello storico decaffeinato HAG) ci permetteva di avere uno spazio tutto nostro.
Da questo caso studio puoi portare a casa consigli preziosi su come bisogna lavorare nella ricerca del naming, perché più il mercato è competitivo e pieno di player e più è difficile riuscire a trovare un naming che:
- Funzioni
- Offline Free
- Online Free (almeno .com e .it per il mercato italia)
Il nome è stato una conseguenza naturale, evocando quella che è universalmente la sensazione che deriva da un caffé: la “carica”. Quindi energia e lucidità esaltate con il superlativo assoluto di Carichissimo.
Il caso studio è molto interessante e contiene un aneddoto reale, un “test di strada” fatto dal titolare di Carichissimo Caffé, Davide Albanese, quando ancora il naming non era lanciato sul mercato in modo definitivo. Leggi il caso studio completo e la testimonianza.
8) Re Regalo
In questo naming abbiamo cercato l’allitterazione e l’onomatopeismo.
Un naming voluto, cercato e riuscito, ti finisco di svelare il segreto di questo logo così riuscito, oltre alle due componenti sopraccitate abbiamo ripreso l’immagine del “RE” delle carte da gioco, cosi chè con questi tre elementi il lancio del brand fosse molto più veloce da percepire verso l’utente finale. Risultato ottenuto pienamente. (leggi la testimonianza)
Con Re Regalo abbiamo portato Italtrade – una delle aziende italiane più importanti nelle confezioni regalo nel mondo della ricorrenza – a proporre sul mercato una linea di cesti e strenne identificabile come un vero brand. Abbiamo lavorato per evocare il concetto di “Regalo” in modo diretto e giocando con il termine “Re” abbiamo rinforzato il prestigio della confezione regalo facendola uscire dalla competizione basata sul prezzo.
Guarda nei dettagli il caso studio Re Regalo a questa pagina.
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9) Roll Eat
Con Roll Eat non abbiamo lavorato solo su un naming di prodotto, ma al naming di un’attività commerciale per uno sviluppo internazionale. Infatti i rotoli di riso ripieni di carne, pesce o verdure non sono solo un prodotto brevettato, di fatto si tratta di un fast food salutare. Per questo possiamo dire che si tratta del naming di un’insegna commerciale oltre che di prodotto.
La scelta di un naming internazionale è motivata dalle potenzialità del prodotto, utilizzando termini di facile comprensione e pronuncia anche in Italia non abbiamo posto un limite tra il consumatore italiano e il naming. “Roll” inoltre richiama naturalmente il concetto di “arrotolato” che è proprio la caratteristica differenziante del prodotto.
Puoi approfondire con il caso studio dedicato a Roll eat a questa pagina.
10) Pinolosa
Pinolosa è l’esempio perfetto di come il naming possa riposizionare al 100% la percezione di un prodotto spostando il focus del consumatore sui punti distintivi e di forza del prodotto.
In breve: il pesto è Genovese e se prodotto altrove (pur buono) non può vantare questa origine. Cosa fare quindi se un ottimo pesto toscano volesse entrare nel mercato? Spostare il focus su un ingrediente magico che rappresenta per il produttore un vero punto di forza. Il pesto in questo caso può vantare una % di pinoli interi superiore alla media e di qualità eccezionale 100% italiana.
Da qui la scelta di allontanare il pensiero del buyer e del consumatore dal concetto di Pesto Genovese e portarlo proprio grazie al naming su l’elemento che rende speciale il prodotto, coniando un neologismo con “Pinolosa” che unisce pinoli e salsa.
Il risultato è stato decisamente positivo permettendo al prodotto un vero Ri-Posizionamento sugli scaffali a testa alta.
Leggi il caso studio completo sul lavoro svolto per Pinolosa.
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11) Premiata Panetteria Italiana
Lavorare su mercati esteri non è una novità per noi. Qui il naming gioca un ruolo decisivo e deve sfruttare il vantaggio competitivo che un prodotto italiano può vantare all’estero. I prodotti alimentari in questo sono speciali. In questo caso si trattava del mercato spagnolo, ma di un prodotto tipico italiano: la pizza.
Abbiamo pensato a un naming composto perché ci avrebbe dato l’opportunità di comunicare più attributi da associare al prodotto.
Nasce così “Premiata Panetteria Italiana” un naming che sfrutta 3 parole italiane comprensibili anche in spagnolo. Vince quindi la sfida della comprensibilità pur mantenendo l’identità italiana.
“Premiata” assume lo stesso significato in spagnolo, “panetteria” è facilmente riconducibile a “panederia” e “italiana” oltre che comprensibile sottolinea l’attributo distintivo: un prodotto italiano realizzato secondo standard italiani (l’originale).
Puoi approfondire con il caso studio completo, oltre allo sviluppo del naming analizza il packaging e le considerazioni fatte per posizionare un prodotto sul mercato estero.
Trovi qui caso e testimonianza.
12) Dal Parmigiano
Come già visto con il naming ideato per Roll Eat anche qui abbiamo a che fare con un’insegna commerciale. Non siamo nel contesto del negozio fisico, ma in quello dello Street Food un settore in enorme espansione.
La tendenza dello street food cresciuta molto velocemente negli ultimi anni ha richiesto agli operatori un’attenta scelta di marketing per differenziarsi. In questo il lavoro fatto con il brand “Dal Parmigiano” ha operato proprio per differenziare e sottolineare alcune peculiarità.
La food valley in Italia è Parma e non comunicare questo attributo quando parliamo di street food con prodotti tipici di questa zona sarebbe stato folle. In modo diretto il naming Dal Parmigiano invece non lascia spazio ad equivoci.
Un lavoro di posizionamento puro che ci ha visti all’opera anche con lo stesso logo.
13) Dolceria Sabauda
Quando l’azienda i Dolci del Moro ci ha chiamato aveva la necessità di posizionare i propri prodotti piemontesi in modo più efficace sul mercato. Un’azienda dolciaria con una produzione di alta pasticceria secca tipica (Amaretti di Gavi, Baci di Dama ecc).
Da qui la scelta di puntare su un nome che geolocalizzasse subito il prodotto aumentandone il valore percepito, per questo abbiamo puntato a “Dolceria Sabauda” sottolineando ulteriormente il concetto con il payoff “Premiata Pasticceria Piemontese”, anche qui il gioco delle 3P costituisce un rafforzativo. Guarda il video e leggi la case history completa a questa pagina.
14) Pet Gifts
Il segmento dedicato ai prodotti per animali è cresciuto a dismisura negli ultimi anni, questo ha fatto sì che arrivasse sul mercato un prodotto che sarebbe stato impensabile commercializzare prima.
L’idea differenziante di Pet Gifts si colloca esattamente in questo scenario: un box regalo per animali domestici (cani e gatti) con all’interno un assortimento di prodotti dedicati a loro.
Sfruttando i due temini “Pets” e “Gift” abbiamo fotografato il concetto principale costituito dal segmento degli animali domestici (Pets) e dal concetto di dono/presente (Gift), risolvendo la problematica del mercato estero. Eureka! Il caso studio con i dettagli del lavoro svolto è documentato a questa pagina.
15) SbiancaDent
La semplicità è un’arma potente e in contesti competitivi diventa preziosa perché dove tutti si sforzano di trovare un nome creativo e originale, quasi nessuno pensa a sfruttare il nome prodotto per comunicare la cosa più importante: cosa può fare il prodotto per il cliente.
Con SbiancaDent (uno sbiancante per denti pensato per il canale farmacie e parafarmacie) l’idea è stata proprio questa: andare dritti al punto, proprio dove i competitor non avevano battuto. SbiancaDent associa il concetto di “sbiancare” (far tornare i denti bianchi) al collegamento diretto con i denti.
Concetto sottolineato da un payoff dedicato “Denti bianchi in sicurezza” che differenzia il prodotto dalla concorrenza per l’assenza di sostanze chimiche e sviluppato in nanotecnologia.
Puoi approfondire nei dettagli lo sviluppo di questo lavoro alla pagina dedicata al caso studio Sbiancadent.
N.B. Se sei arrivato fin qui meriti che ti sveli un altro trucchetto importante. Come hai visto abbiamo sviluppato naming in diverse situazioni, da quello di una corporate a quello di un prodotto. SbiancaDent è il tipico caso di nome di prodotto, sarebbe sbagliato chiamare una società in questo modo, così specifico. Ad esempio, se la tua azienda opera nel settore del tricologico e la tua idea è quella di chiamarti Shampo&Balsamo sarai costretto a fare solo questi due prodotti, diverso invece sarebbe chiamarsi TricologiTeck, potendo muoverti su più fronti.
16) Safe Cup
Per la Vetreria di Borgonovo abbiamo sviluppato un packaging e un naming dedicato per un prodotto davvero speciale. Safe Cup è un calice da vino che abbatte l’assorbimento dell’alcool nel sangue. Una vera innovazione che doveva essere associata al beneficio attraverso il naming. In questo, i collegamenti con la sicurezza – anche stradale – e con il concetto di Safety Car sono diretti.
Un bicchiere che abbatte l’assorbimento dell’alcool offre una sicurezza maggiore al consumatore diventando un “calice sicuro”. Da qui appunto Safe Cup.
Enfatizzare anche attraverso il nome le caratteristiche differenzianti ci ha aiutato a spostare il prodotto dalla categoria dei calici da vino (valutati per pregio e design) e a collocarlo in una dimensione senza competitor.
Qui trovi più informazioni sul lavoro svolto per la Vetreria Borgonovo con un caso studio dedicato.
17) SmokCare
Il mondo delle sigarette elettroniche ha avuto un boom di crescita e poi forti rimbalzi in Italia, all’estero è completamente differente, per questo la competizione più agguerrita arriva dall’estero. Non potevamo pensare di lavorare al packaging e al naming di un prodotto facendolo entrare senza difficolta in questo segmento. Ecco perché abbiamo voluto identificare un angolo di attacco percorribile. Il riconoscimento medico ottenuto dal prodotto andava comunicato e da qui l’associazione diretta tra i termini “smoke” e “care” (prendersi cura) offriva la possibilità di posizionare la sigaretta elettronica in modo differente.
Il Payoff “E-Cig Medically Approved” spiega esattamente il posizionamento ed è il rafforzativo del naming. Anche in questo caso abbiamo dato poco spazio alla fantasia e molto alla logica. Qui trovi le informazioni sul caso studio Smokcare.
18) No Ragadi Cup
No Ragadi Cup è un copricapezzolo realizzato al 100% in argento. Il prodotto venduto nella rete di farmacie e parafarmacie risolve un problema specifico della fase dell’allattamento. Un problema doloroso e fastidioso per le donne e in funzione di questo il naming ha voluto sottolineare subito la soluzione, il punto d’arrivo desiderato dal consumatore: l’assenza di ragadi e di dolore, perché è così che funzionano i naming in farmacia. Se sei interessato ad approfondire l’argomento naming nel settore farmaceutico, ti consiglio di leggere questo articolo dove trovi i 4 LIVELLI DEL NAMING.
In questo caso, il naming sottolinea quali benefici produrrà l’utilizzo del prodotto. L’elemento differenziante dato dalla composizione al 100% in argento è invece comunicato nel payoff, anch’esso importante, ma utilizzato come spiegazione tecnica del messaggio principale.
Quindi:
NO = elimina il dolore, si compra il beneficio
RAGADI = solleva il problema
CUP = spiega il prodotto
100% argento = lo può fare meglio degli altri perché in argento 100%
Qui il caso studio completo sullo sviluppo del packaging e del naming.
19) L’antica Tigelleria di Modena
La tigella è un prodotto tipico. Legato a una zona geografica precisa e caratterizzato da una produzione artigianale. Non esiste però un vero brand riconosciuto in questo segmento. Ecco perché con il naming L’Antica Tigelleria di Modena abbiamo lavorato per presidiare un segmento di mercato ancora scoperto.
Lo abbiamo fatto costruendo un naming che evocasse 3 concetti chiave.
Con l’aggettivo “antica” il richiamo a tradizione e storicità è immediato, in altre parole sottolinea che si tratta dell’originale.
Con il termine “Tigelleria” puntiamo alla categoria del prodotto e con “Modena” richiamiamo l’origine geografica, in questo caso un’origine preziosa visto che si tratta della zona dove è nata la tigella.
Ecco quindi un naming che non lascia spazio a fraintendimenti e che crea un brand laddove esistevano tanti produttori locali, ma nessun brand percepito dal consumatore.
Puoi approfondire il caso studio a questa pagina.
20) Packaging Positioning™
Ho voluto lasciare per ultimo un naming che abbiamo realizzato per noi stessi e che non riguarda un prodotto fisico. Questo esercizio vorrei che ti stimolasse al fine di comprendere il vero valore aggiunto di un naming, sia nei prodotti che nei servizi puri. Sì, anche un’agenzia specializzata in packaging, già differente nel servizio e nella mentalità ha bisogno di un buon naming per comunicarlo sul mercato.
Il lavoro fatto con il Packaging Positioning™ è stato tutt’altro che semplice. Anche se leggendolo appare come una cosa semplice – è proprio così che deve sembrare un naming alla prima lettura – ha richiesto uno studio molto attento.
La procedura che seguiamo per creare da zero un packaging pensato per distinguersi dai concorrenti restando coerente con la sua categoria merceologica e attirando l’interesse del target di riferimento, è sintetizzata in due parole con l’allitterazione: Packaging Positioning™.
Ecco cosa fa un naming, sintetizza in modo efficace un concetto complesso. Sfruttare il packaging in modo strategico per posizionare un prodotto nella mente del consumatore è ciò che facciamo per i nostri clienti con il Packaging Positioning™, ma avere un naming adeguato semplifica tutto il processo antecedente al nostro lavoro.
Per questo abbiamo voluto un naming breve, memorabile e che richiamasse in modo diretto il risultato finale del nostro servizio. Senza un naming saremmo stati dispersivi nella nostra comunicazione e avremmo venduto con più difficoltà i nostri servizi.
Concludo questo post, dicendo che il grosso problema oggi, NON è solo quello di trovare il nome che funziona per il posizionamento. È indispensabile trovare un naming LIBERO come URL e come registrazione nel segmento e nella categoria di riferimento offline. Per questo nello sviluppo di ogni singolo naming ci preoccupiamo di verificare preventivamente la disponibilità dei domini.
Come potremmo lavorare allo sviluppo del naming per il tuo prodotto? Contattaci direttamente per un primo consulto.
Entra nel mondo del marketing nel 1996, nel 1999 ha fondato Ardigia Marketing Funzionale, nel 2013 fonda Packaging in Italy, l’agenzia di Pack dal Design italiano.
Giuseppe Digenti
Penso che gli argomenti trattati siano tanto importanti quanto sottovalutati dalla gran parte di coloro che si affacciano ad un qualsiasi business che passa dalla vendita di un prodotto. La presunzione di essere esperti in tutto è il primo passo verso il fallimento quindi bisogna affidarsi a chi ha sviluppato “sensibilità adeguate”. Ho letto con interesse i casi esposti e con franchezza alcune soluzioni le condivido e altre no. La cosa bella è che il risultato del Vs lavoro non deve necessariamente essere condiviso ma deve semplicemente portare a dei risultati tangibili che mi piacerebbe analizzare. Ho due progetti molto importanti che dovrebbero partire già all’inizio del 2018: forse vi contatterò.
Ana Maria Norero
Un Maestro, cosa volete che si possa aggiungere?!
Chiarissimo, conciso, molto soddisfatta.
Grazie