Esistono luoghi comuni che per quanto diffusi sono destinati a morire. Questo perché la globalizzazione oltre ad avere accorciato le distanze, ha cambiato anche l’approccio dei consumatori nei confronti di beni e servizi, e l’approccio delle aziende nei confronti della ricerca e dello sviluppo di un prodotto.
Per questo oggi “alcuni prodotti” vengono realizzati senza carenze qualitative in parti del mondo (Cina, India, Vietnam, ecc.) paesi che fino a pochi anni fa non avresti mai associato a quel tipo di prodotto.
Vuoi sapere la verità? In molti casi ci riescono bene e questo accade quando la produzione di quel bene può essere scomposta in una procedura precisa e replicabile, una campionatura, un “master o un mockup” e il gioco per la produzione industriale è fatto…
Spesso è così, lavorazione meccanica, assemblaggio e logistica.
Questo non piace a molti animi nostalgici, ma è un dato di fatto e non possiamo farci niente, se il prodotto può essere realizzato altrove per ottimizzare i costi nell’economia di scala, questo accadrà spesso e volontieri. Ma la parte bella di tutto ciò per i nostalgici, è che questi paesi senza una conoscenza specifica della creazione del prodotto alla fonte, cioè fare i progetti, non sono e non saranno mai autonomi. Pertanto il territorio detiene ancora il suo ingrediente magico.
Ne parlo perché esistono prodotti che nascono da un mix di elementi oggettivi (questi sarebbero replicabili) e di competenze non facilmente trasferibili perché incarnano esperienza, storia e tradizione. Lo fanno in modo così profondo da sfuggire a ogni tipo di codifica.
Accade nel mondo fashion o in quello automobilistico, accade anche nel del packaging e in particolare del packaging food. In questo l’Italia ha un ingrediente segreto che non è possibile esportare e non lo dico da italiano orgoglioso, ma da uomo di marketing che ha viaggiato nel mondo confrontandosi con aziende ed agenzie del settore e riscontrando ogni volta le stesse carenze quando si trattava di packaging food.
Per il packaging food l’Italia ha una marcia in più.
Spiegarlo non è difficile perché analizzando da vicino la situazione, tutto diventa chiaro.
L’Italia è riconosciuta come la patria del cibo, vanta una varietà di prodotti tipici e una cucina ricca che hanno generato un indotto enorme di aziende attive in questo segmento.
Partendo dalle tradizioni, l’industria del cibo ha dato vita a brand oggi conosciuti in tutto il mondo. Ecco perché ovunque ti trovi su questo pianeta, dire Barilla, Segafredo, San Pellegrino Parmesan o Parma Ham non lascia dubbi nel nostro interlocutore.
Accanto a questi squisiti prodotti di enorme successo ne esistono altri meno noti nel mondo che vanno però a competere nelle stesse categorie (pasta, caffé, acqua minerale, formaggio e prosciutto) e che hanno letteralmente alzato la competizione a livelli altissimi in Italia.
Dove la competizione cresce, crescono anche le abilità di marketing necessarie per restare in gara e il mercato del food in Italia vive senza dubbio questa condizione.
Questo ha per forza di cose toccato anche l’aspetto più importante della vendita del prodotto, fondamentale nel marketing, l’aspetto visivo: il suo packaging.
A questo livello si può fare solo in Italia
Per questo chi sviluppa packaging food in Italia lo fa attingendo a un bagaglio di competenze ed esperienze che non sono replicabili in nessun modo.
Se devo dirla tutta, noi abbiamo la fortuna di avere la doppia specializzazione in modo involontario, ovvero:
- Agenzia Packaging
- Packaging Food
Penso ai miei ragazzi che in Packaging In Italy ogni giorno lavorano al packaging di nuovi prodotti vedo in loro una costante conoscenza approfondita del mercato del food che inizia dalla loro infanzia.
Ti faccio un esempio, chiedi a un bambino in Italia quanti formati di pasta conosce, è molto probabile che ti elenchi con disinvoltura almeno una decina di formati di pasta secca, questo perché la varietà e le caratteristiche del cibo sono un elemento di cultura diffuso a cui segue una conoscenza dei brand e delle confezioni. Sono elementi familiari nella vita di ognuno di noi, nato in italia.
Ne consegue che la formazione di ogni designer che in agenzia si mette a lavorare su un packaging non si limita a competenze tecniche (computer design) o artistiche, ma attinge ad un bagaglio che solo in Italia è possibile maturare.
Ho parlato di pasta, ma pensa a come questa familiarità con prodotti e packaging si estenda a ogni categoria di prodotto alimentare.
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L’enciclopedia del packaging nella testa di ognuno di noi
In pratica ognuno di noi arriva all’adolescenza con una piccola enciclopedia del packaging in mente e una conoscenza reale dei prodotti.
Sai cosa produce questo mix quando lo unisci a competenze di design e sviluppo grafico del packaging?
Produce quella formula non replicabile altrove di cui ti ho parlato sopra.
Non ci sono tante soluzioni, l’ho visto decine di volte, grafici stranieri molto bravi che finivano col realizzare lavori tecnicamente impeccabili, ma con un DNA che non rispecchiava l’identità del cibo.
Col food non si scherza perché non si tratta di un prodotto comune, ma di uno dei prodotti più delicati da proporre.
Il ruolo del packaging non deve solo renderlo appetibile, ma sano (i clienti oggi pensano alla loro salute), sicuro e legato a una tradizione, deve avere appetizing. Deve raccontare una storia credibile e coerente insomma.
O meglio, il packaging può anche non fare tutte queste cose, ma se vuole vincere la competizione deve saperle fare e anche molto bene.
La capacità di sintetizzare questi concetti è riservata a chi ha respirato fin dall’infanzia certe sensazioni proprio perché per replicare con la stessa sensibilità solo il vissuto personale può darci il supporto necessario.
Ora comprendere anche il perché aziende da ogni parte del mondo, nel settore food ci commissionano lo studio e lo sviluppo del packaging dei loro prodotti.
Per capire come potremmo aiutare la tua azienda a incrementare le vendite grazie a packaging food realizzato in Italia contattaci direttamente per una prima consulenza gratuita.
Entra nel mondo del marketing nel 1996, nel 1999 ha fondato Ardigia Marketing Funzionale, nel 2013 fonda Packaging in Italy, l’agenzia di Pack dal Design italiano.