Da diversi anni ormai, c’è una sensazione che conosco bene. È quella che provo ora arrivando in agenzia dopo aver trascorso una serata come quella di ieri.
Infatti, ieri sera Packaging in Italy era presente alla XXII Edizione di Brand Identity GrandPrix.
La sensazione è simile ogni volta… una serata di forti emozioni, tanti colleghi, addetti ai lavori, facce conosciute e nuovi incontri e poi il silenzio, finché il nome di un progetto a cui hai lavorato duramente qualche mese prima viene nominato.
Così anche ieri, finché non hanno annunciato il vincitore della categoria Naming. A quel punto mi sono alzato insieme a Davide Albanese per ritirare il premio perché quel naming lo avevamo creato proprio qui in agenzia. Qui, tra la mia scrivania e la sala riunioni dove faccio tutti i meeting.
Quel naming non era uno dei tanti naming, ma probabilmente il naming più affilato che abbiamo partorito nel 2016 partendo da un posizionamento che inizialmente sembrava impensabile.
Per questo quando la voce ha annunciato “Carichissimo Caffè vince il 1° Premio Naming alla XXII Edizione di Brand Identity GrandPrix” ho provato la solita emozione particolare che ti arriva dritta sulla bocca dello stomaco.
Come sai – non mi stancherò mai di ripeterlo – i premi e le serate di Gala legate al mondo del marketing non sono l’obiettivo del nostro lavoro. Questo non significa che partecipare e ricevere l’apprezzamento di colleghi e addetti ai lavori non faccia piacere, ma lo consideriamo come una naturale conseguenza per un prodotto che abbia ricevuto prima un riscontro commerciale (vendite).
Del progetto Carichissimo Caffé ho già parlato in un articolo dedicato che contiene anche un mio video, dei risultati di vendita ne ha parlato lo stesso cliente, Davide Albanese, per questo oggi voglio dedicarmi esclusivamente all’aspetto del naming.
Da tempo il nostro sforzo è sempre più alto nella lavorazione di nuovi naming, l’affollamento del mercato lo richiede così come lo richiedono i consumatori sempre più distratti e meno disponibili a memorizzare nuove informazioni. Ecco perché curiamo maniacalmente i dettagli di un nome prodotto nella sua semplicità di arrivare nel minor tempo possibile con un messaggio chiaro nella testa delle persone. Oggi, sugli scaffali come nella testa dei consumatori, non trovano spazio quei naming che non siano essenziali, efficaci e puliti.
Ed è proprio un lavoro di pulizia, di efficacia e di essenzialità quello fatto su Caffé Carichissimo, richiamando con un’immagine istantanea il concetto più forte nel DNA del caffé stesso: il suo potere energetico. Ovvero la sua capacità di darti la “carica”.
In questo caso inoltre la scelta di muoverci su un naming italiano è stata strategica e non limitante. Come sai, più volte ho spiegato l’importanza di lavorare su un naming in modo tale da ipotizzare la sua presenza anche su mercati esteri. Con Caffé Carichissimo però abbiamo a che fare con un prodotto – il caffé – dove l’associazione con l’Italia rappresenta un plus. Ecco perché un naming italiano fa bene al prodotto sia in Italia (dove vogliamo bere caffé italiano) che all’estero. In entrambi i casi associa al caffé un attributo credibile e utile al suo posizionamento: l’italianità.
Un naming internazionale viceversa avrebbe reso poco credibile la promessa del prodotto lasciando il consumatore confuso.
Il naming insomma gioca un ruolo molto delicato e assieme al packaging costituisce il vero marketing di ogni prodotto.
Felice, soddisfatto di aver vinto in una categoria così ambita e competitiva, come quella del naming e con la stanchezza di una grande serata alle spalle, oggi condivido con tutti voi questo riconoscimento e la gioia di un altro traguardo importante raggiunto.
Entra nel mondo del marketing nel 1996, nel 1999 ha fondato Ardigia Marketing Funzionale, nel 2013 fonda Packaging in Italy, l’agenzia di Pack dal Design italiano.