Quando un packaging arriva sugli scaffali:
- differenziandosi a colpo d’occhio dagli altri
- incrementando le vendite del prodotto
- portando con sé elementi di design e creatività
Significa che siamo in presenza di quella che in agenzia definiamo “MAGIA”.
È genialità allo stato puro applicata alla confezione di un prodotto. Bingo!
È quello che ho pensato quando ho visto per la prima volta la confezione dell’acqua di cocco Pearl Royal. Un esempio perfetto di questa magia.
Non si arriva a questi risultati con la creatività
Lo hai notato? La creatività è l’ultimo degli ingredienti che compongono la “formula” di un packaging magico.
Infatti si lavora sulla creatività solo dopo aver definito con precisione tutti gli altri aspetti.
La creatività non è “il male”, ma ha una posizione ben precisa e farla uscire dal suo perimetro significa compromettere la buona riuscita del lavoro.
Non può per questo essere il punto di partenza su cui basare lo sviluppo di un nuovo packaging, eppure è proprio questo l’approccio di molte agenzie presenti sul mercato e solo in pochi parlano di posizionamento o Packaging Positioning™.
Cosa fanno? Partono dalla creatività per arrivare a un bel prodotto che non è stato concepito per vendere.
Ecco perché oggi tante agenzie creative NON FUNZIONANO in maniera ripetuta nella cosa più importante: creare un packaging in grado di vendere.
Cosa è successo in questi anni
Agenzie o studi grafici di lusso hanno venduto creatività a vagonate. Le aziende hanno acquistato pagandola un tot al Kg e ora che il mercato stritola anche i brand più grossi, ci si è accorti che la sola creatività non basta e tutti cercano di correre ai ripari.
Si è capito che la creatività non basta, ma le idee non sono ancora chiare sul da farsi…
Ecco perché c’è una gran confusione nel mondo del marketing.
Lo vedo ogni giorno, mai come in questo periodo ricevo richieste da aziende che arrivano con tanti punti di domanda in testa. Arrivano in cerca di soluzioni, di risposte chiare, ma in molti casi non sono disposte al vero cambiamento.
Come sai però, per ottenere un risultato differente dobbiamo fare qualcosa di differente e questo non riguarda solo una scelta di un nuovo packaging, ma l’approccio mentale con cui ci si relaziona con l’agenzia.
Hai bisogno di un packaging in grado di vendere?
Perché non puoi più permetterti di fare il “sciur padrun”
Parliamoci chiaro, per molte aziende, il rapporto con i fornitori è sempre stato caratterizzato da un gioco malato: pago come e quando voglio e detto le condizioni.
Lavorare in questo modo riguarda molto spesso da vicino il mondo delle agenzie generaliste che pur di vendere servizi, accettano da sempre condizioni fuori da ogni logica di mercato.
Questo porta le aziende a valutare le agenzie come dei semplici fornitori, perdendo di vista il vero valore che un consulente esterno iper specializzato può dare. Già, perché qui si tratta di consulenza strategia avanzata: l’immagine che avrà il tuo prodotto agli occhi del cliente è la cosa più importante e trattarla come una delle tante voci di spesa, non ti aiuterà a trovare nel tuo business, partner capaci di salvare un prodotto in difficoltà o lanciarne uno da zero.
Il packaging è il marketing dei tuoi prodotti
Il packaging è quella parte del tuo prodotto che si materializza con la confezione, ma che nasce da una precisa strategia di marketing.
Se ci pensi il packaging è marketing!
Permette ai prodotti di vendere, di occupare uno spazio sicuro sullo scaffale in corsia e di restare nella testa dei buyer come in quella dei consumatori.
Per questo se sei diffidente verso la semplice creatività hai tutta la mia comprensione.
Al tempo stesso però ti chiedo di comprendere che il rapporto che lega l’agenzia a ogni cliente – o almeno così è in Packaging in Italy – è un rapporto delicato, profondo, che richiede grande rispetto reciproco.
Due strade: scegli tu cosa vuoi fare
Costruire insieme un progetto per un unico scopo, quello di vendere il tuo prodotto, questo è l’unico modo per lavorare verso i risultati che cerchi (fatturato e marginalità).
Giocare su condizioni, tempistiche e pagamenti ti riporta invece dritto negli anni ‘90. Anni ricchi di creatività e mai passati di moda per molti grafici. Agenzie pronte a dire sì a ogni tipologia di cliente, ma spesso incapaci di aiutarlo davvero a migliorare le vendite dei suoi prodotti, tutto basato sulla cretività. Tu cosa preferisci? Fai l’imprenditore hai il dovere di scegliere a tuo insidacabile giudizio.
Vuoi rilanciare i tuoi prodotti o espanderti con nuove referenze? Contattaci per un primo consulto e saremo felici di valutare nei dettagli la tua situazione.
Entra nel mondo del marketing nel 1996, nel 1999 ha fondato Ardigia Marketing Funzionale, nel 2013 fonda Packaging in Italy, l’agenzia di Pack dal Design italiano.
Juliana Onate Berrocal
Buonasera Michele, mi piace questo analisi che Lei ha fatto sul packaging dell’acqua di cocco (personalmente penso sia un ottimo packaging) ma vorrei conoscere la sua opinione sullo spreco al momento in cui le persone lo aprono. Da un punto di vista totalmente sostenibile (sopratutto dal ecologico) come si fa con la canuccia, la plastica trasparente, il contenitore “Matrioska” (sia o non sia fatto da plastica riciclata) tenendo conto che si buttano via dopo la conosciuta “desicione di aqcuisto”?
Grazie.
Michele Bondani
Ciao Juliana,
faccio solo una piccola precisazione prima di risponderti. Su 1000 persone che bevono questo prodotto, solo una approfondisce la sua structural design per comprendere il packaging, insomma ci vuole solo una mente malata come la mia.
Ma il risultato non cambia e sono d’accordo con te, è sicuramente una situazione di over packaging.
Ma le domande adesso sono:
Venderebbe in ugual maniera non avendo quel tipo di transfer di sensazione?
Quanto vale per il consumatore comprare quella bevanda e pensare di poter bere direttamente dentro una noce di cocco?
Quanto si gusta di più quell’acqua di cocco con quel packaging?
Se ti dai una risposta dalla parte del produttore, potrai fare una scelta sul come procedere allo sviluppo del tuo Packaging Positioning™.